I tempi lunghi delle vicende nissene

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Altri sopravvissuti: I Fratelli Falzone, il Gran Caffè Romano, i Mandalà…

Chi entra nella Chiesa di Sant’Agata al Collegio, resta stupito dalla essenzialità della struttura a croce greca e dalla eleganza degli ornamenti: splendida la cappella di S. Ignazio sulla sinistra con i suoi marmi poli- cromi; altrettanto bello l’altare della Cappella della Madonna del Carmine sulla destra, con i suoi marmi finti, tanto belli che li crederesti veri, e il preziosissimo palliotto.

Altarino Navata sinistra realizzata e donata dalla Ditta F.lli Falzone negli Anni '30 alla Chiesa

Altarino Navata sinistra realizzata e donata dalla Ditta F.lli Falzone nel 1915 alla Chiesa “Sant’Agata” (Il Colleggio) di Caltanissetta (CL)

A nessuno viene la curiosità, guardando l’austero ma elegante altare maggiore, di chiedersi di chi sia l’opera; eppure c’è scritto in basso a destra: “Salvator, Michael et Paschal Falzone fecerunt 1915“.

I fondatori dell’attuale ditta “Marmi Falzone” di contrada Tucarbo? Si, proprio loro!

Quasi cento anni fa lo costruirono, su commissione del can. Angelo Gurrera, a cui era affidata la chiesa di S. Agata fin dal 1904, quando aveva preso il posto del can. Ferdinando Fiandaca, che a sua volta aveva sostituito il benemerito rev. Luigi Sciales.

Quest’ultimo aveva portato a termine nel 1889 i lavori per la costruzione della Cappella del Carmine.

L’anno seguente, 1890, aveva proseguito la sua opera con il rifacimento del pavimento in marmo, affidandone l’esecuzione ai Fratelli Falzone.

“Si ricostruì in marmo dai Fratelli Falzone il pavimento del tempio”, annota Pulci nei suoi Lavori sulla storia ecclesiastica di Caltanissetta, Ed. del Seminario, Caltanissetta 1977, p. 403; ma l’opera è del 1924).

Nello stesso Pulci troviamo la notizia relativa alla costruzione dell’altare maggiore: “(Don Angelo Gurrera) ha fatto costruire dai fratelli Falzone in buoni marmi il maggiore altare”; ibidem, p. 404).
Queste testimonianze stanno a significare che l’abilità delle maestranze locali impegnate in lavori cosi delicati, in una chiesa così importante da essere ritenuta una delle più belle della città, era giunta ad un tale livello da poter soddisfare qualsiasi esigenza, senza che ci fosse bisogno di ricorrere ad artigiani provenienti dai grandi centri dell’isola.

Ma chi erano questi Fratelli Falzone?

Il capostipite di questa piccola dinastia di marmisti fu Luigi Falzone, che probabilmente – non ne abbiamo la certezza – iniziò la sua espe rienza lavorativa nella seconda metà dell’Ottocento.

Luigi ebbe cinque figli: Filippo, Marco, Michele, Salvatore e Pasquale.

Di questi, solo Filippo non continuò l’attività paterna.

II figlio di Marco, Michele, fu il primo ad introdurre a Caltanissetta le tagliatrici elettriche nella lavorazione del marmo; dagli anni ‘ 50 in poi passò alla lavorazione di manufatti in cemento.

Aveva il suo laboratorio nella Via Elena; dei suoi sette fratelli, tre (Alessandro, Giuseppe e Luigi) perirono a causa di un bombardamento americano nel 1943; gli altri tre (Grazia sposata Blandino, Carmela sposata Sanfilippo e Nicola} non collaborarono con lui nella sua attività, che si chiuse negli anni ’60: nessuno dei figli di Michele (Carmelina, Alessandro, Giuseppina e Luigi) proseguì l’esperienza paterna.

In via Cavour, ai numeri civici 76-80, si trovavano i laboratori degli altri tre figli di Luigi, Michele, Salvatore e Pasquale, che sono i Fratelli Falzone che hanno costruito l’altare maggiore di S. Agata nel 1915.

Salvatore ebbe cinque figli: Luigi, Emilia, Lucia, Salvatore e Roberto; gli ultimi due continuarono a lavorare marmi in Via Cavour fino agli anni ’60.

Un impegno più continuativo nell’azienda del padre realizzarono tre dei figli di Pasquale, Luigi, Calogero e Carmelo; cosa che non fece l’altra figlia, Maria (sposata Angilella).

I tre figli di Pasquale operarono in Via Cavour fino alla morte di Luigi (1967, quando si trasferirono in Via Kennedy; Calogero e Carmelo, nei primi anni ’70, divisero l’azienda in due unità familiari, che alla loro morte (Calogero nel 1977, Carmelo nel 1978), passarono ai rispettivi figli.

Nel 1978 si chiude l’attività in Via Kennedy.

II figlio di (Carmelo, Luigi, si trasferisce in contrada Palmintelli e, dopo una diecina di anni, si dedica ad altra attività imprenditoriale; i cugini Pasquale e Salvatore, figli di Calogero, si trasferiscono nell’attuale sede di contrada Tucarbo, allargando l’attività alla lavorazione della pietra di Sabucina, che impegna circa il 50% della produzione.

Quella della lavorazione del marmo non era la sola attività dei Falzone.

Mulè Bertòlo ci riferisce che:

“da oltre un decennio (egli scrive nel 1913) si è introdotta da noi la lavorazione dei granelli di cemento a disegni di vari colori e con eccellente risultato quanto alla resistenza. L’introduziore di questa industria è dovuta alla famiglia Falzone. Alla fine del 1912 cominciò ad impiantarsi un cantiere di lavori in cemento da non temere il confronto col marmo. II cantiere è fornito di macchine e non solo offrirà quadrette di ottima qualità, vasi da Lavaggio, stipiti di finestre ben fatti, cornici, disegni da ornare stanze ecc.” (Caltanissetta nei tempi…, Vol. II, p. 133).

Abbiamo avuto tra le mani il “catalogo” (edizione 1912-1913) della produzione dei pavimenti in cemento, forse uno di quelli che vide lo stesso Mulè Bertòlo per descriverli in maniera così particolareggiata: la ditta Salvatore Falzone e Fratelli, sita in Via Cavour n. 80, offre un vastissimo assortimento di mattonelle di cemento colorato, dai disegni più vari; e poi arredi sanitari di vario tipo ed elementi decorativi per l’ edilizia.

In quei tempi, non molti potevano permettersi i pavimenti in marmo; i fratelli Falzone erano in condizione di offrire alla clientela pavimenti meno costosi, ma di sicuro effetto e affidabilità.

Qualche vecchia casa ha ancora pavimenti di questo tipo, che sono diventati elementi da antiquariato <<familiare>>.

In questa sede, quello che fa piacere notare è che la serietà e la professionalità pagano, se questa famiglia di artigiani-industriali è giunta alla terza generazione, adattando l’offerta alle mutate esigenze della clientela; accanto ai marmi tradizionali, i fratelli Falzone sono tornati a valorizzare un materiale che ha reso caldi e luminosi i monumenti delle nostre città: la pietra arenarea, da noi la pietra di Sabucina.

Da alcuni mesi i fratelli Falzone stanno preparando tutti i manufatti in pietra arenarea che sono utilizzati per la ricostruzione della cattedrale di Noto: un bel riconoscimento alla professionalità di questa azienda che, per essere stata scelta per un lavoro così importante, è stata riconosciuta la più qualificata, in Sicilia, nella lavorazione della pietra che dà colore e calore ai monumenti del barocco siciliano.

Non ci resta che augurare agli attuali giovani Fratelli Falzone altri cento anni di vita.

Tratto da “I tempi lunghi delle vicende nissene” di Antonio Vitellaro.
Riflessioni a margine dell’opera di Giovanni Mulè Bartòlo ~ CALTANISSETTA NEI TEMPI CHE FURONO E NEI TEMPI CHE SONO – vol. II.

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