La ditta Falzone Marmi partecipò alla ricostruzione della Cattedrale di Noto, realizzando ben diciassettemila conci stereometrici in pietra di Sabucina. Le lavorazioni dei conci in pietra hanno richiesto tre anni di lavorazione dal 2003 al 2006.
Nella qualità di cittadino di Caltanissetta, nella qualità di architetto, nella qualità di presidente regionale di Italia Nostra Sicilia, intendo evidenziare un fatto, un’opera positiva, fattiva e luminosa di un’impresa artigianale nissena.
Un’opera, un’impresa, di cui si è parlato e scritto poco, pochissimo. E questo è quantomeno ingiusto, se non strano e poco comprensibile, in una realtà come la nostra in cui molto si parla e si scrive di cultura di impresa, in un modo, comunque, eccessivamente ideologico e propagandistico.
Il 18 giugno 2007, dieci anni dopo l’imprevedibile crollo che ne determinò la rovina, è stata inaugurata la riedificata Cattedrale di Noto, fulgido esempio di barocco siciliano, patrimonio Unesco.
Tutto il mondo partecipò alla cerimonia di inaugurazione e alla celebrazione eucaristica di apertura e benedizione della ricostruita Cattedrale.
Giustamente, in quella occasione, fu lodato l’impegno, l’ingegno e il lavoro svolto da committenti, progettisti e imprese esecutrici.
A Noto si decise di attuare un “restauro migliorativo“: partendo da ciò che era rimasto in piedi e, a seguito di accurate indagini conoscitive e verifiche compiute sul monumento, si decise di ricostruire in muratura, in perfetta coerenza con la struttura originaria dell’edificio.
Con un’attenta regia architettonica, è stato compiuto un percorso a ritroso per la riappropriazione e l’approfondimento di tecniche che nel Settecento – l’epoca alla quale risale la realizzazione dell’edificio – facevano parte del bagaglio di conoscenze e competenze di ogni architetto o capomastro.
Per la ricostruzione della Cattedrale di Noto si è istituito un cantiere complesso, un cantiere in cui sono state coniugate insieme tradizione settecentesca e innovazione contemporanea: utilizzando sapientemente la pietra calcarea; utilizzando le antiche tecniche costruttive e le moderne tecnologie oggi in uso nel campo dell’ingegneria sismica; sperimentando tecniche e metodi di lavoro che hanno dimostrato come sia possibile intervenire sui beni culturali e ambientali senza che vi sia contrasto tra le esigenze della sicurezza e le necessità dell’arte e della cultura.
E però, pochi, pochissimi sono a conoscenza che i ricostruiti archi della navata centrale e gli archi trionfali, il tamburo, la cupola centrale, il cupolino della lanterna e i cupolini sul tetto della chiesa, sono stati realizzati, in buona parte, in conci stereometrici di pietra di Sabucina.
Ben diciassettemila conci di pietra gialla di Sabucina, eseguiti nel rispetto e in conformità ai disegni esecutivi di progettisti e direttori dei lavori.
Bene: la ditta, il laboratorio artigianale che ha realizzato – dopo accurate, precise verifiche di tipo tecnico e geometrico – i diciassettemila conci stereometrici in pietra di Sabucina, è la nissena “Falzone Marmi“.
La ditta, il cui laboratorio artigianale è sito in contrada Tucarbo Santa Petronilla, a Caltanissetta, è autorevolmente guidata da Salvatore Falzone, coadiuvato dal giovane figlio Alessandro.
Michele Gattuso è il bravo operaio che ha realizzato i tagli stereometrici dei conci di pietra.
Sicuramente si è trattato di un lavoro assai impegnativo, più complesso e difficoltoso rispetto agli abituali lavori artigianali. Ad esempio, i conci più grandi, e quindi più pesanti, venivano tagliati adoperando specifiche metodologie e attrezzature. Tre anni sono durate le lavorazioni dei conci in pietra: dal 2003 al 2006.
Certo è che i titolari e gli operai della ditta Falzone manterranno sempre vivo, dentro di sé, l’orgoglio di aver contribuito, fattivamente, alla ricostruzione di un’opera memorabile, ad un’impresa che è vanto, nel mondo, dell’ingegno artistico e costruttivo siciliano.
Fotografie del restauro della Cattedrale di Noto
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